Alessio Pianelli | Sulla Quarta

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« A landscape in a cave,
adamantine water flowing
underneath, strings and metal.
Guts, soft as rocks.
Nightmares are dreams »

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Cello (doubling on track 11, ‘Sulla Quarta’): Alessio Pianelli

Music by: Alessio Pianelli (‘Sulla Quarta’, track 11), Johann Sebastian Bach (‘Cello Suite Nr. 4, BWV 1010’, tracks 5-10), Giovanni Sollima (‘The Songlines’, tracks 1-4).
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Album produced by Gianluca Cangemi & Luca Rinaudo
co-executive producer: Danilo Romancino

Recorded by Luca Rinaudo and Gianluca Cangemi at Zeit Studio, Palermo (Italy)
Mixed and mastered by Luca Rinaudo at Zeit Studio, Palermo (Italy)

Art direction, photography and design by Antonio Cusimano / 3112htm.com

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Nel 2013 nasceva Almendra Music e con essa il mio personale progetto di incidere le sei Suites di Johann Sebastian Bach. Un’integrale delle Suites è un grande punto di arrivo per qualsiasi violoncellista, e io allora stavo ancora ultimando la mia formazione, alla ricerca del mio vero suono. Con Gianluca e Luca, produttori di Almendra, pensai che potesse essere molto interessante per gli ascoltatori, e onesto da parte nostra, presentare sì un’integrale delle Suites, ma dipanata negli anni: un percorso in grado di raccontare la crescita intellettuale, timbrica e umana di un musicista tra i suoi venti e trent’anni d’età. Un percorso di otto o nove anni in cui, album dopo album, una di queste pietre miliari della storia della musica per violoncello, è affiancata alla musica del secolo appena passato e a quella appena nata, di oggi, vicina alla cultura e alle percezioni di un ragazzo nato in Sicilia nel 1989.
Una ricerca dunque fatta e vissuta tutti insieme, il musicista e l’ascoltatore, che eliminava la paura (cioè: la responsabilità, ma anche arroganza) di presentare una versione presunta “definitiva” delle Suites, e che, al contrario accettava definitivamente il fatto che la musica di Johann Sebastian, e in particolar modo delle sue Suites per violoncello, è aperta a infinite interpretazioni, non solo determinate da necessarie e informate scelte filologiche, ma anche dalle provenienze geografiche, culturali, e soprattutto dal proprio sentire.
Ho vissuto troppo poco per esserne certo, ma penso fortemente che grandi cambiamenti caratteriali, mentali ed emotivi, quelli che formano l’uomo, avvengano in quella fascia d’età.
Mi è sembrato bello debuttare, nel 2014, con Prèlude, che prevedeva, con la prima Suite, in sol maggiore, la prima incisione di Efeu di Thomas Demenga – allora ancora mio insegnante alla Hochschule für Musik di Basilea), e dal secolo scorso la rara Sonata n. 1 di Weinberg e il gioiellino Chonguri di Tsintsadze .
È stato naturale iniziare il percorso con la prima Suite, perché è il primo brano che il mio primo insegnante, Giovanni Sollima, mi diede da suonare dopo sole tre settimane di studio del mio strumento, seguendo un approccio particolare: scoprire lo strumento, l’uso dell’arco, la posizioni delle dita direttamente su quegli accordi arpeggiati del Preludio più famoso al mondo, per sviluppare l’istinto musicale e la naturalezza del bambino, la stessa che cercai e ricreai, ma ormai al termine della mia formazione, per affrontare l’interpretazione delle musiche in quel mio primo album.
Per questo nuovo album, Sulla Quarta, ho scelto la Suite numero 4, per me la più nobile, quella che suono ogni mattina e che ho perennemente dovuto, potuto e voluto studiare: per le difficoltà di risonanza che la sua tonalità provoca ad ogni violoncellista, ma anche per il suo carattere che è secondo me quello che accusa maggior cambiamento se suonata con montatura antica e col diapason a 415Hz, più basso rispetto al diapason “standard” di oggi a 440Hz. Sul violoncello attuale, la tonalità di Mi bemolle maggiore mi trasmette timidezza, debolezza, e tende a far diventare la musica di questa Suite astratta, “verso l’alto”; sul violoncello barocco invece sento subito grande forza, nobiltà d’animo, e radici ben piantate al suolo.
Sono sempre stato affascinato dal potere magico e cangiante di questa quarta Suite ed è per questo che non ho mai smesso di studiarla, alla ricerca di un compromesso (anche se “compromesso” non è la parola che userei), se si può, tra questi suoi caratteri, determinati dai cambiamenti della storia del mio strumento, cosi definiti quanto opposti. Non posso essere certo di trovare in futuro un’interpretazione che mi soddisfi appieno (perché le interpretazioni cambiano con l’interprete!), e così ho tramutato questi pensieri, questa ricerca “da interprete”, in energia musicale, utile a comporre un brano per due violoncelli, un brano, appunto, Sulla Quarta!
Così questo nuovo album non è solo il secondo del mio progetto discografico tra Bach e la musica attuale: è diventato anche un nuovo debutto perché è la mia prima volta che “compongo” le mia attività di interprete e di compositore in un album mio (altri brani sono stati già incisi da splendidi colleghi per Decca e per Seed Music).
Il brano è probabilmente il frutto delle crisi e delle scoperte, delle depressioni ma anche delle gioie, che hanno caratterizzato il mio intenso studio sulla quarta Suite. Nei tre mesi precedenti la registrazione negli studi di Almendra a Palermo, la Quarta Suite era diventata quasi una ossessione: la studiavo notte e giorno, alternando di continuo violoncello “moderno” e violoncello “barocco”, alla ricerca dell’impossibile “giusto compromesso”.
Ero talmente appassionato ed ossessionato che spesso mi accadeva di continuare lo studio durante il sonno, un sonno caratterizzato da sogni particolarmente… udibili! C’ero sempre io a suonare, con entrambi i violoncelli che si alternavano all’improvviso, ed esploravo nuove articolazioni della materia bachiana, tra le quali apparivano anche nuove note, nuovi ritmi, e melodie che si intersecavano inframmezzate da terribili voragini. L’atmosfera di quei sogni era talmente surreale che al risveglio non riuscivo a distinguere se fosse stato un sogno o un incubo.
Cominciai ad appuntare per gioco alcuni dei pensieri musicali sognati, finché mi resi conto di aver riempito, giorno dopo giorno, intere pagine pentagrammate.
Intanto la mia lettura della Suite di Bach pareva aver trovato una sua possibile strada verso l’incisione, e fu così che decisi di dare a quelle idee dai sogni una struttura, e dare infine la nascita a Sulla Quarta.
Ad aprire le danze di questo album, The Songlines di Giovanni Sollima, quel mio primo Maestro, siciliano come me, che mi iniziò al violoncello. The Songlines, nato nel 1993 dopo la lettura dell’omonimo libro di Bruce Chatwin e dedicato a Rocco Filippini, non è ispirato ai canti degli aborigeni australiani di cui il libro parla, ma a “vie dei canti” suggerite dalla Sicilia, terra le cui innumerevoli culture lasciano intrecciare detriti di canti.
La struttura barocca di questa composizione, la grande capacità evocativa e la forte relazione personale e geografica mi hanno portato a pensare che fosse la musica del secolo scorso adatta a legare la quarta Suite di Bach col mio Sulla Quarta, e comporre così questa seconda tappa discografica della mia ricerca condivisa con gli ascoltatori, mentre attendo io stesso di sapere cosa accadrà nel terzo album, visto che già la Terza Suite di Bach comincia a far vibrare le corde del mio violoncello…

[A.P.]